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L'Orto di Ostana- Serena
Non vedevamo l’ora di uscire con la terza puntata della rubrica “Fornitori, qualità e sostenibilità”. Questa rubrica è stata pensata ormai parecchi mesi fa: sentivamo il desiderio di raccontare le nostre scelte green: quelle meno conosciute come quelle che avvengono dietro al bancone oppure in cucina tra pentole e padelle ma che fanno la differenza a tavola!
Nel corso degli anni abbiamo selezionato fornitori locali rispettosi del territorio, attenti alla sostenibilità ambientale e sociale, con prodotti di alta qualità a basso impatto, perchè ci siamo resi conto che scegliere con cura i propri fornitori non è solo una questione commerciale, ma è anche un impegno etico per un mondo migliore. Vogliamo, quindi, raccontarvi con questa rubrica mensile il nostro pensiero green e le aziende che collaborano con noi per lasciare il mondo un po’ migliore.
Ad inaugurare la rubrica, due mesi fa, è stata la Società Agricola Ferme Audenino, poi vi abbiamo raccontato di VolaVìa e adesso è arrivato il momento di raccontarvi de L’Orto di Ostana.
L’orto di Ostana, è una piccola azienda agricola biologica, nata nel 2016 con l’obbiettivo iniziale di recuperare terreni abbandonati o incolti da decenni per dargli nuova vita. Si trova a Ostana su terreni che arrivano fino a 1500 mslm di altitudine e la conduzione è tutta al femminile, infatti è Serena a coltivare con dedizione e impegno.
Serena ha cominciato con una sperimentazione per capire quali colture fossero adatte alla coltivazione moderna, decisamente diversa da quella presente oltre un centinaio di anni prima su quegli stessi terreni. In seguito è stato allestito il laboratorio di trasformazione per valorizzare i prodotti aziendali. Ci racconta infatti che il suo lavoro consiste nel “mantenere da una parte la forte tradizione che caratterizza il territorio, ma, dall’altro lato, di mettere in atto tecnologie ed innovazione per rendere quella che era un’agricoltura di sussistenza, un’impresa redditizia a livello economico.”
Un esempio ne è la coltivazione di cereali come segale e grano saraceno che, su terreni in forte pendenza, richiede strategie particolari per la raccolta e la trebbiatura, vista l’impossibilità di utilizzare le classiche mietitrebbie. Per altro è proprio la segale di Serena che ha dato i natali alla “3841”, la famosa bionda beverina del birrificio Kauss.
Risulta quindi chiaro quale sia il peso che questa giovane imprenditrice dia al tema della sostenibilità nel proprio lavoro: lo si vede innanzitutto dalla scelta di dare nuova vita a campi abbandonati e di selezionare colture presenti su quegli stessi terreni già un secolo prima, ma adatte alle tecniche moderne, più meccanizzate e sostenibili economicamente, e funzionali al clima attuale in continuo cambiamento. Inoltre il fatto che Serena segua i suoi prodotti dalla loro semina o trapianto in campo fino al vasetto le consente di prendersi cura della materia prima e di ottenere un prodotto di qualità.
Insomma ancora una volta la sostenibilità e la qualità vanno a braccetto!